Le conseguenze dell’infezione
Il virus HPV, una volta entrato in contatto con l’organismo, provoca un’infezione che nella maggior parte dei casi guarisce spontaneamente: il 60-90% delle infezioni da HPV, incluse quelle da tipi oncogeni, si risolve entro 1-2 anni dal contagio. A volte, però, il sistema immunitario non riesce ad eliminarlo: l’infezione si sviluppa in modo quasi sempre silente e nell’arco di 5 anni circa può portare alla formazione di lesioni precancerose che possono progredire fino al cancro della cervice anche a distanza di 20-40 anni.
Tumori causati dai tipi oncogeni di HPV
Il cancro della cervice o del collo dell’utero non è l’unico tumore che può essere causato dai tipi oncogeni di HPV, che infatti possono essere responsabili di altri tumori, quali: tumore dell’ano, della vagina, del pene e della vulva. L’HPV risulta inoltre responsabile del 26% dei tumori dell’orofaringe (inclusi i tumori delle tonsille e della base della lingua).
- Le conseguenze
dell’infezione - Il tumore del collo
dell’utero
- I programmi di screening
e la diagnosi precoce
- Altri tumori causati
dal Papillomavirus
Il tumore del collo dell’utero
È il quarto tumore più frequente nel sesso femminile, con 500.000 nuovi casi ogni anno. Il carcinoma del collo dell’utero è il primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come totalmente dovuto ad un’infezione. In Italia si verificano ogni anno circa 3.500 nuovi casi. I tipi 16 e 18, virus HPV ad alto rischio oncogeno, sono la principale causa di questo tumore che può essere favorito da fattori di rischio quali: l’elevato numero di partner sessuali (che aumenta la probabilità di contrarre l’infezione), il fumo di sigaretta, l’aver avuto più figli, l’uso prolungato di estro-progestinici.
Sintomi ed evoluzione
Il tumore del collo dell’utero ha un’evoluzione lenta: le cellule della mucosa che riveste il collo uterino si trasformano in modo graduale fino a diventare maligne. Il sintomo più importante è il sanguinamento vaginale che può manifestarsi dopo un rapporto sessuale, tra una mestruazione e l’altra o in menopausa. I trattamenti, una volta accertata la presenza del tumore, si avvalgono della chirurgia, seguita da chemioterapia o radioterapia. La scelta del trattamento dipende dallo stadio del tumore e dalle condizioni generali di salute della donna.
I programmi di screening e la diagnosi precoce
Nonostante la grande diffusione dell’infezione da HPV, con la diagnosi precoce si può prevenire o trattare tempestivamente una delle sue conseguenze più temute, il carcinoma del collo dell’utero. I programmi di screening, attuati su tutto il territorio nazionale da molti anni, permettono di rilevare la presenza del tumore o delle lesioni precancerose.
Esami e procedure raccomandate periodicamente
- Pap test, (da eseguire ogni 1-3 anni a partire dai 25 anni almeno fino ai 65) e HPV DNA test:
-consistono nell’esame delle cellule desquamate a livello del collo dell’utero, raccolte con speciali spatole, entrambe le procedure sono in grado di diagnosticare l’eventuale modificazione delle cellule; - Colposcopia, permette una biopsia mirata di un’area specifica del collo dell’utero che viene poi analizzata con l’esame istologico;
- Conizzazione, un piccolo intervento chirurgico che serve a curare le lesioni precancerose, che una volta individuate vengono asportate.
- Le conseguenze
dell’infezione - Il tumore del collo
dell’utero
- I programmi di screening
e la diagnosi precoce
- Altri tumori causati
dal Papillomavirus
Altri tumori causati dal Papillomavirus
Tumore della vagina: oltre l’80% delle donne con tumore invasivo della vagina presenta sanguinamento spesso dopo un rapporto sessuale, perdite vaginali anomale, dolore durante i rapporti, fastidio nell’urinare, stipsi e dolore pelvico.
Tumore della vulva: la sintomatologia è caratterizzata da prurito vulvare, bruciore, perdite maleodoranti o sanguinamenti. Spesso le donne tendono a sottovalutare i disturbi e questa è la ragione per cui la diagnosi arriva nella maggior parte dei casi in una fase avanzata. La visita ginecologica e lo screening periodico, insieme al vaccino, sono strumenti essenziali per una diagnosi precoce.
Tumore dell’ano: ogni anno conta nella sola Europa circa 6.800 nuovi casi dei quali il 75-80% attribuibile ai ceppi HPV 16 e 18. Il 60% dei casi riguarda le donne, il 40% gli uomini. Il tumore anale può rimanere asintomatico per lungo tempo; il primo segno è il sanguinamento rettale accompagnato da altri disturbi come prurito/dolore nella regione anale, alternanza di diarrea e stipsi.
Tumore del pene: si presenta nel 95% dei casi sotto forma di carcinoma spino-cellulare, il 50% dei casi è associato a infezione da HPV. È un cancro piuttosto raro, che in Occidente si presenta in un maschio ogni 100.000. La prevenzione è importante e consiste in regolari controlli dall’urologo e in una corretta igiene degli organi genitali.